Il canto delle rondini mi si
attorciglia al collo, mi ricorda che la scuola sta per finire e che quest’anno
molto probabilmente mi finirà male. Molto male. Ma non m’importa.
Sdraiata sul divano in un salone
pieno di luce, leggo le mie poesie di Trilussa facendo finta di studiare fisica
e aspetto che si faccia l’ora per prepararmi e uscire con Peppe. Penso a ciò
che dovrò mettermi, a farmi la doccia mentre mia madre instancabilmente ripete
dalla cucina:
-Titti! Sturìa!!!
Mio padre e le mie sorelle sono a
Palermo. Ogni sabato da quasi una decina
d’anni mio padre le accompagna lì per la lezione di musica. Con me ha già
abbandonato il pensiero da un pezzo. Ma ad ogni lite mi ricorda:
-Tu sei quella che ha lasciato il
pianoforte!
In soggiorno mio zio legge il
giornale e mio nonno guarda la tv.
E’ strano vederlo davanti alla
televisione. Tranne la sera, non la guarda mai. Solitamente è concentrato sui
suoi libri, sulla settimana enigmistica o sul suo solitario, lo stesso da
sempre.
Ma quel pomeriggio non si stacca
dalla televisione. Il volume è messo basso e non sentiamo. Mia madre è persa
nella pulizia, nelle lavatrici, nei suoi pensieri e gira alla velocità della
luce.
Ogni tanto mio nonno chiede:
-
Lita! Ma Natale turnao?
-
Litaaa! Ma Natale e i picciriddi arrivaro?
Mia madre distrattamente risponde
di no.
Tardarono molto ad arrivare.
Allora non c’erano cellulari. Saltò l’autostrada, saltarono le linee
telefoniche, saltarono le macchine e purtroppo saltarono anche gli uomini.
Per poco non saltavano anche mio
padre e le mie sorelle che in quel momento dovevano essere in quel tratto di
strada per tornare a Trapani. Si salvarono per la logorrea di mio padre e del
maestro di violoncello.
Non conoscevo quel giudice. Non
sapevo le lotte che faceva e che aveva fatto.
La sera, prima di andare a letto,
è d’obbligo raccontare una storia ai miei figli e tra “Cappuccetto Rosso”
e “Hansel e Gretel” ci sono anche “Peppino e Felicia Impastato”, “Boris
Giuliano”, “Barbara Rizzo e i gemellini Asta”,
“Giovanni Falcone e Paolo Borsellino” e tanti altri. I particolari più
truci vengono omessi ma i bambini sono abituati. Una favola che racconta di: due
bambini abbandonati dai genitori, accolti da una vecchia che
l’ingrassa per poi mangiarseli non è che sia meglio. Almeno queste che racconto
sono storie vere, aprono il cervello e le racconto per NON DIMENTICARE
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